L’Arco di Susa non è solo un monumento artistico: esso ci tramanda infatti – con l’iscrizione ed il bassorilievo – importanti notizie su quel delicato momento storico, in cui il mondo Celtico di Cozio ed il mondo Romano di Augusto vennero a contatto, e decisero di convivere pacificamente.
L’iscrizione, ripetuta uguale sulle due facce dell’Arco costituisce la dedica dell’Arco ad Augusto, da parte di Marcus Iulius Cottius (il nostro Cozio), che si definisce “figlio del Re Donno” e che esibisce il titolo romano di “Prefetto”; si uniscono alla dedica 14 popolazioni dai nomi celtici, che costituivano il dominio di Cozio.
Due osservazioni si impongono. In primo luogo, Cozio si presenta con un nome ed un titolo squisitamente romano: ciò indica che, nell’anno 8 AC, il processo di romanizzazione era già perfezionato; In secondo luogo, le 14 popolazioni sottoposte a Cozio risultano ubicate sui due versanti delle Alpi, formando un insieme territoriale che sta a cavallo dell’attuale confine tra Italia e Francia (si veda la cartina sotto riportata).
Lo “Stato” di Re Cozio probabilmente occupava una estensione di circa 10.600 Kmq, pari – per un confronto – a circa il 42 % della superficie dell’attuale Piemonte.
Per molti secoli ancora, gli stati alpini ripeteranno questa logica, cercando di occupare ambedue i versanti delle Alpi e di controllare i valichi transalpini: sarà solo dopo il trattato di Utrecht (1714) e dopo l’unità d’Italia (1861) che le Alpi diventeranno il confine tra Italia e Francia.