L’ ARCO di AUGUSTO
di SUSA
SUSA’S ARCH OF AUGUSTUS
Associazione il Ponte SUSA
ARCO di SUSA
L’Arco di Susa è il segno visivo e solido di un accordo, o meglio di una pace tra due mondi lontani ma decisi a gettare le basi per una forma di convivenza rispettosa delle singole culture.
Realizzato tra il 9 e l’8 a.C., per suggellare il patto tra Cozio, il sovrano del popolo alpino locale, e Augusto, l’Arco è posizionato alla fine della cosiddetta “Via sacra”, che da Piazza Italia sale in direzione dell’acropoli.
Ragguardevole nelle sue dimensioni, è costruito con marmo forse proveniente dalla vicina cava di Foresto.
Nell’insieme si presenta con un classico fornice chiuso tra due lesene sormontate da capitelli corinzi.
Sui quattro angoli si trovano altrettante semicolonne: anche queste sormontate da capitelli corinzi, che sorreggono la trabeazione sulla quale è raffigurata la cerimonia della firma del trattato, per mezzo di un apparato scultoreo, con il quale si illustrano le fasi salienti dell’importante evento.
La parte superiore dell’Arco era arricchita da una lunga dedica con lettere di bronzo, che però è andata completamente perduta. Fortunatamente l’iscrizione è stata ricostruita attraverso l’analisi dei segni presenti sul corpo di pietra del monumento.
Il fregio, che “racconta” la stipulazione del trattato e ne accentua le implicazioni rituali espresse principalmente con i sacrifici in onore delle divinità, si snoda seguendo una logica narrativa che ci permettere di ripercorrere alcune delle fasi salienti della cerimonia raffigurata.
Gli studiosi, che si sono occupati dell’iconografia di questo monumento romano, suggeriscono una lettura che ha il suo incipit nel lato nord della struttura.
Si tratta di un Arco di Pace che, tenendo conto del contesto e delle finalità del trattato, si stacca dagli altri monumenti analoghi voluti da Augusto (Aosta, Rimini e Fano), finalizzati a confermare la presa di potere da parte di Roma sui territori di riferimento.
Va tuttavia posto in rilievo che a Susa, Cozio risultava, con la firma del trattato, praefectus civitatum: un cittadino romano al comando delle sue truppe autoctone.
I romani, pur nel rispetto della cultura locale, in particolare delle tradizioni e religioni, con il passaggio da re a prefetto assegnavano a Cozio una posizione comunque controllata da Roma.
L’Arco ci parla di questa coesistenza anche con il linguaggio figurativo del fregio, proponendo modelli romani che hanno intercettato aspetti del mondo celtico, privo di fonti scritte.
La conferma della presenza di una sorta di unione non solo simbolica tra mondo autoctono alpino e impero romano, potrebbe essere attestata anche dalla diretta partecipazione di maestranze locali alla realizzazione del fregio.
Sembrerebbe infatti che nelle scelte contenutistiche del complesso figurativo siano rinvenibili elementi formali, ma anche tecniche esecutive, riconducibili all’attività di operatori non avvezzi all’iconografia romana: tale aspetto è un indizio atto a evidenziare la probabile partecipazione di maestranze locali all’esecuzione dell’Arco segusino.
The ARCH of SUSA
The Archway of Susa is a visible sign of peace and an alliance between two distant worlds determined to lay the foundation for mutual respect of each other’s culture.
Built between 8 and 9 B.C. to seal the agreement between Cottius (ruler of the Alpine people) and Augustus, the arch is at the end of the so-called “Sacred Via” which runs uphill from Italia Square toward the acropolis.
Impressively sized, it was built with marble from the nearby quarry of Foresto. It appears as a classic arch between two half pilasters surmounted by Corinthian capitals.
Semi-columns are at the four corners; they, too, are surmounted by Corinthian capitals supporting the trabeation which, by way of a sculpture tool used to illustrate highlights of important events, shows the treaty signing ceremony.
The upper part of the Archway was enhanced by a long dedication in bronze lettering. However, it has been completely lost. Fortunately, the inscription was reconstructed using analysis of the marks present on the stone body of the monument.
The frieze, which “tells” the story of making the treaty (foedus) and accentuates its involvement in ritual sacrifices in honor of the gods, follows a logical narrative of the main points throughout the ceremony.
Scholars studying the iconography of this Roman monument think the reading begins at the structure’s north side.
It is an “Arco di Pace” (peace arch) which, considering the context and the outcome of the treaty, differs from other analogous monuments ordered by Augustus (in Aosta, Rimini and Fano) whose objectives were to confirm Rome’s power over the territory in question.
However, it should be emphasized that at Susa, Cottius became the praefectus civitatum (a Roman citizen commanding local troops) upon signature of the treaty.
Although the Romans respected the local culture (particularly regarding traditions and religion), the passage from king to prefect assigned Cottius a position that was, however, controlled by Rome.
The Arch tells us of this coexistence, using the figurative language of the frieze and Roman models laced with aspects of the Celtic world which lacked written sources.
That this was the confirmation of a true union (which was not only symbolic) between the native alpine community and the Roman Empire, appears evident by the direct participation of local workers in the production of the frieze.
It seems that in the content choices of the whole, there are formal and technical elements that can be traced to workers who were not accustomed to Roman iconography. This would indicate the probable participation of local employees in the building of the Segusian Arch.
Guarda il video sull’Arco di Augusto di Susa