Libia: SUSA – Marsa Susa
Marsa-Susa si trova in Cirenaica, Regione della Libia nei pressi di Cirene, di cui da sempre funge da porto. Sorge sulle rovine di Apollonia, colonia greca del VII sec. a.C.. Il villaggio moderno è composto in gran parte da discendenti di profughi mussulmani di Creta che si insediarono in Cirenaica nel 1897. La Città nel 331 a.C. fu conquistata da Alessandro Magno e successivamente entrò a far parte del regno tolemaico. Fu conquistata dai Romani nel I sec. d.C. nel 300 d.C. divenne, con Diocleziano, capitale della Libia Superior. In questo periodo preso il nome Sosouza. Nel 365 d.C. un terribile sisma ne inghiottì una parte significativa. La sua rinascita si lega al periodo bizantino (V – VI sec. d.C.) essendo il suo porto strategico per la flotta. A questo periodo si collegano importanti costruzioni della città, tra cui le basiliche orientali, centrali e occidentali.
Susa oggi ospita una comunità greca esiliata da Creta e dalla Grecia continentale, giunta alla Libia ottomana dopo la guerra greco-turca del 1897 – un’altra ondata di greci musulmani arrivò in seguito ad uno scambio di popolazione tra Grecia e Turchia, segnando la seconda fondazione della città dopo il suo abbandono successivamente alla conquista araba del Maghreb. Durante il periodo dell’occupazione italiana, furono compiuti notevoli sforzi per sfruttare le risorse del Paese. Questa situazione cambiò dopo il 1969 con il governo di Mu’ammar Gheddafi. Mu’ammar Gheddafi divenne il leader de facto della Libia il 1 settembre 1969 dopo aver guidato un gruppo di giovani ufficiali militari libici contro il re Idris I in un colpo di stato senza spargimento di sangue. Sette anni dopo la primavera araba e la rivoluzione libica del febbraio 2011 che ha messo fine al regime di Mu’ammar Gheddafi, la violenza continua a diffondersi. Recenti escalation di combattimenti hanno causato la morte di molte persone e danneggiato il patrimonio culturale del Paese. Tra le speranze create dalla rivoluzione c’era l’idea di una visione più moderna del patrimonio archeologico e culturale – come porta d’ingresso per un’identità nazionale condivisa, una fonte di reddito importante e un punto focale per creare relazioni con il resto del mondo.
Libyan Apollonia, the modern Marsa-Susa, was the seaport of ancient Cyrene. It lies on the North African coast almost directly south of the western end of Crete. The modern village is composed largely of descendants of Moslem refugees from Crete who settled in Cyrenaica in 1897. Apollonia was founded towards the end of the seventh century BCE as the port of Cyrene, the great Greek metropolis in the northeast of the country that is now called Libya. After Alexander the Great had conquered the Persians, Apollonia and Cyrene were part of the Ptolemaic Empire. In the first century BCE, the Cyrenaica was integrated in the Roman Empire – as a municipality that was independent from Cyrene, its former master. Afterwards, Apollonia was made capital of a newly created province – Libya Superior – by the emperor Diocletian. It was renamed Sosouza. An earthquake damaged the city in 365, but it survived, although many ancient buildings were destroyed. Nevertheless, Apollonia became more important than it had ever been: the port remained one of the last bases of the Byzantine troops and there were several new building projects – like the eastern, central, and western basilicas.
Susa is home to an exiled Greek community from Crete and Mainland Greece, arriving at Ottoman Libya after the Greco-Turkish War of 1897 – another wave of Muslim Greeks arrived after the Population exchange between Greece and Turkey, marking the City’s second founding after its abandonment following the Arab Conquest of the Maghreb. During the period of Italian occupation, substantial efforts were made to exploit the resources of Libya. This situation changed after 1969 as the Muammar al-Qaddafi government. Muammar Qaddafi became the de facto leader of Libya on 1 September 1969 after leading a group of young Libyan military officers against King Idris I in a bloodless coup d’état. Seven years after the Arab Spring and the February 2011 Libyan revolution that ended the regime of Muammar Qaddafi, violence remains rife. Recent escalations in fighting have injured and killed people and damaged the nation’s cultural heritage. Among the hopes sparked by the revolution was the idea of a more modern view of the archaeological and cultural heritage — as a gateway to a shared national identity, a major revenue source and a focus for forging relationships with the rest of the world.